Gli abiti quotidiani e da lavoro si differenziavano da quelli da festa per il tipo di tessuto e per la decorazione. Sul lavoro s’indossavano soprattutto abiti usati, rattoppati e perfino strappati benché si facesse sempre molta attenzione alla pulizia. Sono particolari gli abiti dei paolani, cioè di coloro che abitavano in città ma lavoravano nei poderi (campi, vigneti, oliveti e frutteti) nei dintorni di Capodistria, Isola e Pirano. Proprio questa separazione tra luogo d’esercizio dell’attività e residenza ha influenzato il modo di vestire delle paolane e dei paolani, la tipica foggia di vestiario adatta sia al mestiere di agricoltore sia allo status di cittadino. Gli abiti maschili dei paolani erano in uso fino alla metà del XIX secolo mentre quelli femminili fino alla fine del secolo.

L'abbigliamento contadino era composto da una camicia di tela con un sottile colletto bordato oppure con un sottile colletto ritto, aperta sul davanti fino a metà altezza, allacciata con uno o più bottoni. I pantaloni, detti brješe o brgeše, si portavano molto ampi; erano realizzati in panno (marrone o nero) fatto in casa. In certi casi erano decorati con nastri (rossi, verdi, neri o gialli) e sulle tasche venivano fissati dei bottoni ornamentali. Il panciotto, detto kamežlin, è della stessa stoffa dei pantaloni, scende un po' sotto la vita e ha un colletto aderente; in alcuni casi, l'orlo era decorato con dei nastri, di solito di colore verde. La giacca, detta jketa, poteva essere più o meno lunga e realizzata in panno prodotto in casa. Le calze arrivavano fino al ginocchio, lavorate ai ferri e potevano essere di cotone (bianco o azzurro) o di lana fatta in casa. Le scarpe erano di tipo polacchina con lacci. Si porta un cappello di feltro nero a falda larga e cupola bassa oppure un berretto con frontino, più o meno alto, inizialmente copricapo dei più giovani e poi anche delle persone più anziane quando vestivano in abiti quotidiani.

La contadina portava una gonna lunga, detta kotla, di stoffa scura (grigia, blu, verde o nera), un giubbetto attillato, detto komeš, spesso della stessa stoffa della gonna; le più giovani portavano anche camicie di colori più chiari e con disegni. Il grembiule era sia in tinta unita sia colorato sia con disegni. In certi casi ne indossavano addirittura due: quello sotto, più bello e migliore, quello sopra, adatto »per i lavori sporchi«. In testa portavano un fazzoletto, detto fčou, annodato sulla nuca, e ai piedi delle calze di lana lavorate ai ferri e scarpe di tipo polacchino.

L'abito del pescatore era molto semplice, composto da pantaloni di cotone regadin lunghi in tinta unita o a disegni, camicia in tela a righe, cappello alto o berretto con frontino e scarpe.

Le donne salinare portavano una camicia bianca con ampie maniche ed una gonna lunga e plissettata nonché un corsetto. La gonna era protetta da un grembiule e le spalle da uno scialle che copriva anche il petto. Si riparavano dal sole con un cappello di paglia a falda larga. Ai piedi portavano degli zoccoli di legno, detti taperini.

Il paolano portava dei pantaloni attillati di stoffa scura o colorata (regadin, rgadin = tela di cotone a righe) che arrivavano fin sotto il ginocchio, delle calze bianche, una camicia, una cravatta annodata con un fiocco, un panciotto (due tipi di bottoni e colletto) ed una giacca più lunga. Inoltre, portava dei calzettoni lavorati ai ferri e delle scarpe di tipo polacchina. In testa portava un berretto alto di colore rosso (uno simile o addirittura identico veniva portato dai pescatori).

La paolana indossava una gonna lunga e plissettata, a pois o a fiori, ed un giubbetto aderente, detto komeš. Sulle spalle portava uno scialle colorato, che le copriva anche il petto ed era fissato in vita, nonché un grembiule molto ampio. Normalmente non si copriva il capo, i capelli erano raccolti in due trecce, dette kokon, avvolte sopra le orecchie. Di rado, in città si copriva la testa con un ampio fazzoletto nero, solitamente lo portava sulle spalle.